Senseable city

Senseable city

Carlo Ratti, architetto e ingegnere, è il direttore del Senseable City Lab all’MIT di Boston. Lui vede le città del futuro non come smart cities, ma come senseable cities, la grande differenza è che mentre l’espressione ‘smart city’ rimanda alla dimensione tecnologica, il termine ‘senseable’ include la componente umana e la racchiude in un doppio significato: città sensibile e città capace di sentire. 

 

L’idea è che la città è un bacino enorme di raccolta di dati proveniente dai cittadini e le cittadine e le loro interazioni tra di loro e con lo spazio stesso, il laboratorio Senseable City diretto dal Professor Ratti si pone l’ambizioso obiettivo di analizzare questi dati, con un approccio multidisciplinare e olistico, e tentare di leggerli per anticipare i cambiamenti di cui le città ed i loro abitanti hanno bisogno. 

Tutto questo con un’attenzione particolare alle discriminazioni e tentando di trovare un punto di convergenza tra tecnologia e ambiente. 

 

Il Professor Ratti ha affermato più volte quanto sia impossibile ad oggi prescindere dal coinvolgimento più o meno diretto della società civile nelle decisioni, sostenendo un modello di partecipazione di tipo bottom-up, in cui l’obiettivo è il coinvolgimento soggetti diversi: startup, imprese, enti pubblici, centri di ricerca e semplici cittadini/e.

Questo implica anche l’evoluzione di alcune figure professionali, come l’architetto/a o l’urbanista, che cambiano sempre di più in favore di ruoli interdisciplinari grazie a cui la progettazione usa le reti e diventa un processo plurale sia connettendo professionisti di altre discipline sia i/le cittadini/e. 

 

I processi che il direttore del Senseable City Lab descrive sono gli stessi che FacilitAmbiente abbraccia e pone alla base dei propri valori e del proprio operato. Proprio con questi obiettivi, abbiamo aperto e continuiamo a tentare di aprire canali di comunicazione con gli ordini professionali per parlare di partecipazione e di facilitazione quali mezzi senza i quali non si può ambire ad una transizione ecologica giusta.