Il Bilancio Partecipativo come strumento di innovazione democratica

Il Bilancio Partecipativo come strumento di innovazione democratica

La necessità di nuovi strumenti democratici

Le democrazie occidentali attraversano una crisi di fiducia verso le istituzioni rappresentative. Elezioni compromesse, episodi di violenza politica, perdita di diritti e libertà alimentano questa sfiducia, e a ciò si sommano crisi economiche, instabilità geopolitica e disordini climatici. Il risultato è un malcontento diffuso nella società civile.

In questo contesto servono nuovi strumenti democratici per rilanciare la partecipazione civica e ricostruire la fiducia dei cittadini nella politica. Tra le strategie sperimentate dalle autorità pubbliche spicca il bilancio partecipativo (BP). Nato a Porto Alegre, in Brasile, il BP è uno strumento di governance condivisa che consente a cittadini e istituzioni di deliberare insieme sull’allocazione delle risorse pubbliche. In questo modo la cittadinanza incide direttamente sulle decisioni di bilancio e influenza lo sviluppo del territorio in cui vive.

Governance e percorso del processo partecipativo

Un processo di bilancio partecipativo può essere avviato da attori diversi: autorità pubbliche, organizzazioni della società civile o una combinazione dei due. Per generare effetti significativi, tuttavia, servono sia il sostegno delle istituzioni sia una società civile attiva. Un ampio coinvolgimento rafforza la legittimità delle decisioni, mentre reti di movimenti sociali e associazioni comunitarie possono fornire un supporto essenziale. In presenza di questi fattori, e con risorse adeguate, il BP può produrre benefici socio-economici e stimolare un rinnovamento democratico.

L’avvio di un percorso di BP richiede anzitutto di definire la scala di azione, gli obiettivi e il budget. Una maggiore flessibilità finanziaria dell’amministrazione consente un’influenza diretta dei cittadini nella scelta delle opere pubbliche. In situazioni di difficoltà economica, invece, l’amministrazione deve comunicare con chiarezza i vincoli, invitando la comunità a contribuire con soluzioni creative e allargando il dibattito a temi come debito, tassazione e gestione delle risorse limitate.

È altrettanto fondamentale stabilire regole trasparenti fin dall’inizio. Tempi, criteri e modalità di selezione devono essere definiti in modo chiaro e approvati collettivamente. Le versioni più semplici del BP prevedono il voto su progetti predefiniti tramite piattaforme digitali. Quelle più articolate includono deliberazione, implementazione e monitoraggio, permettendo ai cittadini di seguire tutte le fasi del processo.

In genere, le tappe del BP comprendono:

  1. Ideazione e sviluppo: i cittadini presentano proposte, discusse insieme a esperti e amministratori.
  2. Selezione e valutazione: le proposte vengono analizzate secondo criteri di fattibilità, equità e impatto.
  3. Votazione e approvazione: la comunità sceglie tramite voto o consenso i progetti prioritari.
  4. Implementazione e monitoraggio: i progetti approvati vengono realizzati con il coinvolgimento degli stakeholder, garantendo trasparenza e co-valutazione.

Caratteristiche del bilancio partecipativo

Due fattori rendono il BP particolarmente rilevante per ricostruire la fiducia democratica: inclusività e trasparenza.

I percorsi sono generalmente aperti a tutti, ma possono essere previsti criteri di selezione a seconda della scala, degli obiettivi e dei destinatari. Alcuni criteri, come genere, età o reddito, possono favorire processi più inclusivi; altri, come cittadinanza o residenza, rischiano invece di limitarne la rappresentatività. La partecipazione effettiva richiede di considerare le barriere che gravano su gruppi sociali tradizionalmente esclusi: abitanti di aree periferiche, minoranze etniche, comunità marginalizzate e cittadini a basso reddito. Gli ostacoli possono derivare da costi economici e di tempo, dal linguaggio tecnico o dal limitato accesso a reti di influenza. Si aggiungono barriere specifiche: stereotipi di genere, ostacoli linguistici o legali, difficoltà nell’uso di strumenti digitali e, nelle aree rurali, distanza dalle istituzioni e scarsità di informazioni. Per garantire un’inclusione reale occorre rimuovere tali barriere e rendere i processi accessibili, comprensibili e privi di costi.

Inoltre, il bilancio partecipativo come strumento democratico promuove anche la trasparenza e contribuisce a ridurre corruzione e clientelismo. Redistribuendo infatti il potere decisionale, normalmente concentrato nelle élite politiche, accorcia la distanza tra rappresentanti e rappresentati. Rendendo visibili decisioni, criteri e vincoli finanziari, consente ai cittadini di capire come vengono spesi i fondi pubblici e di esercitare un controllo diretto sull’operato dell’amministrazione. Inoltre, la pubblicazione dei risultati e il monitoraggio dei progetti rafforzano la responsabilità delle istituzioni e creano meccanismi di accountability.

Infine, il BP rappresenta un’occasione di apprendimento civico. Da un lato, incontri informativi e momenti di formazione tecnica rendono le conoscenze accessibili a tutti, favorendo un confronto più equo e deliberativo. Dall’altro, i cittadini acquisiscono consapevolezza dei propri diritti e doveri, migliorano le competenze necessarie a interagire con le istituzioni e imparano a negoziare tra loro e con i rappresentanti.

Un caso concreto: l’esperienza di Milano

Un esempio concreto è l’esperienza di Milano, avviata nel 2015 con “Conto, Partecipo, Scelgo”. In quell’edizione furono finanziati 16 progetti, mentre nel biennio 2017-2018 ne vennero selezionati 12. Tuttavia, soltanto l’1,41% della popolazione avente diritto prese parte al processo.

L’analisi dei partecipanti mostra che si trattava in prevalenza di cittadini più anziani, istruiti, benestanti e politicamente attivi rispetto alla media cittadina e nazionale. Ne è derivata una rappresentatività limitata: giovani, persone a basso reddito, meno istruite e disoccupate risultano fortemente sottorappresentati. Lo spazio di empowerment si è quindi ristretto a fasce già dotate di capitale economico, sociale e culturale, riducendo la portata inclusiva dello strumento.

Questo esempio evidenzia l’importanza di ampliare la diversità dei partecipanti e rimuovere barriere economiche, linguistiche e culturali, per rendere il bilancio partecipativo come strumento democratico davvero efficace e inclusivo.

Verso una democrazia più inclusiva e trasparente

Il bilancio partecipativo è uno strumento innovativo di partecipazione civica, ma non privo di sfide. Gruppi come giovani, cittadini con background migratorio e fasce a basso reddito restano spesso esclusi, ostacolati da barriere economiche, linguistiche e culturali. Altri limiti riguardano i rischi di cooptazione politica, i vincoli burocratici, la scarsità di risorse e la mancanza di volontà politica.

Per rafforzarne l’efficacia occorre ampliare la diversità dei partecipanti, integrare componenti educative e collegare il BP ad altre innovazioni democratiche, come assemblee cittadine o piattaforme digitali. Solo così il bilancio partecipativo può mantenere la sua promessa: ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e rilanciare la democrazia

Riferimenti

  1. https://www.researchgate.net/publication/347940392_Per_pochi_e_in_condizioni_specifiche_L’esperienza_del_bilancio_partecipativo_BP_nel_comune_di_Milano
  2. https://www.thepolisblog.org/2010/02/participatory-budgeting.html