Sostenibilità o competitività? Un falso dilemma

Sostenibilità o competitività? Un falso dilemma

Il Festival ASviS 2025 e le voci della transizione sostenibile in Italia

“Sostenibilità o competitività?” Non è solo una domanda provocatoria, ma uno stimolo a ripensare il nostro modello di sviluppo e la stessa idea di progresso. È da questo interrogativo che ha preso avvio il Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025, promosso da ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Un’occasione per attivare confronto, riflessione e partecipazione su una transizione che non può essere solo ambientale, ma anche sociale, democratica ed economica.

Come ha ricordato il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “Al centro dei processi di sostenibilità ci sta la persona”. È questo il punto di partenza imprescindibile per qualsiasi transizione che voglia essere autentica e duratura. Una sostenibilità che non si misura solo in indicatori economici o ambientali, ma nella capacità di mettere al centro il benessere delle persone e delle comunità.

Nel suo intervento introduttivo, Pierluigi Stefanini, Presidente di ASviS, ha ribadito il valore della partecipazione democratica e del pluralismo, richiamando la necessità di superare la frammentazione politica. Per affrontare le sfide della contemporaneità serve infatti un cambio di paradigma: è necessario costruire politiche pubbliche integrate e sistemiche, capaci di coinvolgere cittadini, imprese e istituzioni. Solo così sarà possibile trasformare la cultura politica e avviare un percorso condiviso verso la sostenibilità.

Rapporto di Primavera 2025 “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050: il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”

L’evento ha rappresentato al contempo un momento chiave di analisi e orientamento grazie alla presentazione del Rapporto di Primavera 2025 , un documento che si conferma punto di riferimento per interpretare i cambiamenti in atto nel nostro Paese e definire le condizioni necessarie per governarli in modo consapevole e inclusivo.

Il Rapporto evidenzia con chiarezza che la sostenibilità non può essere considerata un’aggiunta alla crescita, ma deve costituirne il fondamento strutturale. Per affrontare le sfide della contemporaneità servono una cultura politica lungimirante, istituzioni aperte e inclusive, un multilateralismo rinnovato e una società civile consapevole e coinvolta.

Nel contesto di instabilità geopolitica, crisi climatica e disuguaglianze crescenti, è urgente ripensare la governance globale. Il caso italiano – con un aumento della povertà che evidenzia quanto la crescita economica non sia equamente distribuita – mostra quanto sia necessario evitare che la transizione sostenibile diventi un ulteriore fattore di esclusione sociale. L’Unione Europea, in questo quadro, è chiamata ad assumere un ruolo guida, promuovendo un modello di sviluppo fondato sull’equità, sulla sostenibilità e sulla coesione democratica.

Una dicotomia da superare

Il Rapporto di Primavera 2025 confronta diversi scenari di sviluppo dell’innovazione in Italia, elaborati con il supporto di Oxford Economics. Da un lato, vi sono percorsi coerenti con gli obiettivi dell’Agenda 2030; dall’altro, scenari segnati da discontinuità, che rischiano di aggravare le fragilità strutturali già presenti nel Paese.

Enrico Giovannini, Direttore Scientifico di ASviS, ha evidenziato come rimandare la transizione comporti costi economici, sociali e ambientali sempre più alti, tanto per le istituzioni quanto per le imprese. Al contrario, il modello proposto dal Rapporto – la cosiddetta “Net Zero Transformation” – si configura come lo scenario più vantaggioso: un approccio che integra politiche pubbliche ambiziose, investimenti mirati e una governance coordinata, generando effetti positivi in termini di crescita economica, occupazione e riduzione dei costi ambientali.

Le analisi condotte da ASviS dimostrano così che sostenibilità e competitività non sono in opposizione. Al contrario, una transizione ecologica e digitale ben progettata può diventare un potente motore di innovazione, efficienza e vantaggio competitivo. Percorsi improntati al rallentamento o all’inazione, per quanto possano sembrare meno rischiosi nel breve periodo, porterebbero a un peggioramento della qualità della vita e a un progressivo isolamento competitivo dell’Italia.

Le voci del cambiamento

Numerosi interventi hanno arricchito il Festival, sottolineando come sostenibilità e competitività siano sempre più interconnesse. Mario Monti ha ricordato la centralità delle regole comuni europee e l’importanza del multilateralismo per evitare frammentazioni e derive, mentre Paolo Gentiloni ha ribadito il ruolo strategico dell’Europa nel guidare la transizione ecologica e digitale.
Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della Banca Europea per gli Investimenti, ha evidenziato come gli investimenti sostenibili siano ormai imprescindibili per la crescita economica dell’Unione, e Claudia Parzani, Presidente di Borsa Italiana ha sottolineato il crescente interesse dei mercati verso imprese capaci di integrare criteri ESG nei propri modelli di business.
Dall’altro lato, Stefano Scarpetta, Direttore per il lavoro e gli affari sociali dell’OCSE, ha richiamato l’attenzione sul rischio di un aumento delle disuguaglianze se la transizione non sarà accompagnata da politiche del lavoro inclusive e lungimiranti.

Anche dal mondo imprenditoriale è emerso un forte messaggio di pragmatismo: le normative ambientali non devono essere viste come ostacoli, ma come opportunità per innovare. È fondamentale che le imprese siano supportate in questo processo, creando un ecosistema che incentivi l’innovazione responsabile.

Conclusioni

Il messaggio che ne deriva è chiaro: per affrontare le crisi globali, sono necessarie scelte coraggiose, multilivello e multilaterali, capaci di coniugare crescita, coesione e giustizia ambientale. Solo attraverso questo approccio si potranno costruire sistemi economici resilienti e sostenibili, pronti a rispondere alle sfide di un mondo in costante cambiamento.